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Poezii Rom�nesti - Romanian Poetry

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La meccanica degli angeli
poesia [ ]
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- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
di [Minos ]

2005-03-15  |     | 




La città
Ho visto un’infinita borgata,
dove si compie un’immortalità avida di tramonti.
J. L. Borges

Il sole tatua la pelle della soffitta
Discende come un ragno dall'angolo,
E tremola il filo della nostra affrescata vita,
Il sangue di uva si è indurito,
Nei bicchieri slabbrati,
Nel vecchio armadio,
Le tarme sfilacciano annoiate
Baveri di pelliccia di volpe argentata,
La città agonizza nei nostri occhi
Come un cane fucilato
Con una sola cartuccia,
La luce del sole la ricopre
Fino a farla sembrare un bruco,
Dal quale si libererà, al mattino,
Una bizzarra farfalla variopinta,
Sulle strade grette e tortuose,
Donne vestite con rosei abiti da sposa,
Sguardi agili di donnola,
Aprono il corteo funebre
Del becco di cartone,
I poeti della città bevono le stelle
Dalla fontana del cielo...
E lampeggia attraverso le finestre coperte di libri
Snelle donne vestite in hollanda,
Brillante come le penne dei piccoli colibrì
Che come sul rogo ardono tra le braccia dei profeti.


Fantasma

Ci sono notti, quando il foglio è pesante come il piombo,
Cosi come la matita, l'occhio e la mano;
Pietanze scotte attendono allora,
E, fiore carnivoro, il cranio mi divora.


Allucinante

Le parole bollivano nella nostra testa
Come le tartarughe nella caldaia
Dell’artigiano che le trasforma
In portacenere,
Il caffè uccideva il fuoco,
Riversandosi, come la lava del vulcano,
Sul fornello smaltato,
I falchi asceti indovinavano,
Nel cristallo dell’acqua,
Le schiene argentee dei pesci,
Il polso dell’estate crepava la pelle dell’asfalto,
Il mare sembrava una immensa gelatina salata,
L’alchimia moderna cambiava le donne in vergine,
La notte arancione ci copriva come una maschera funeraria.
Solo le letture portavano ancora sui volti note di gentilezza,
come una tunica…
E mi ossessionavano la meccanica angelica delle tue braccia
E le rughe degli specchi contorti che ne spiavano gli abbracci.

Illuminazione

Funi di lacrime annodo,
E consumano le mie guance,
I miei occhi sono vitrei e gialli,
ha il colore della foglia appassita la primavera del mio animo.

Da quando so che la morte non ha giorni di magro!

Felicità

Le zingare indovinavano, in piedi,
Destini famosi, amori…
Un pezzo di pane, una banconota
La portavano subito alle labbra
Come le parole che temono i poeti.


Bestèmmia

Argento vivo,
Argento pazzo,
Argento crudele,
Penetra nel carne e nei sogni,
Il tuo corpo di donna stregata,
Il tuo sangue di cuore bruciato,
Calice di fuoco per un uomo assetato,
Assetato,
Assetato…

Same old city

Le gemme addormentano al seno della notte,
Una muta di cani attraversò la strada,
I gerani animano i pali dell’illuminazione.
L’argento vivo dell’insonnia spezza le vene del sogno,
L’iride notturno si dilata finche si spegne secco,
Il taglio freddo dell’occhio si conficca nel cuore della luna.
Intorno,
I muri sembrano capelli di Medusa,
Si attorcigliano come un’esasperante anaconda,
E ci ingoiano come il pesce ingoiò Iona.
Una trombetta risuona nell’universo.
La città ermafrodita geme confusa.
Giovani ribelli disegnano i muri con graffiti.
Same old city.

E il mio animo batte più forte che il cuore…

A notte fonda, nella montagna,
Quando la luna passa quietamente
Con il suo strascico d’argento,
I sentieri sembrano bianchi.
La foresta geme selvaggia
Anchilosandosi nelle stelle.
Solo il cane del vento
Passeggia con me attraverso
La nera contrada,

E il mio animo
Batte più forte del cuore…

Rivolta

Stanotte, ungerò la penna in silenzio,
Brucerò la camicia di forza della parola,
La camicia bianca…
I nostri occhi si appassiranno
Spremuti dalla penombra come un limone,
Ardiamo in noi come fossimo rientrati nella atmosfera,
La giustizia non è che una folata di vento,
L’onore è veleno che gocciola nell’orecchio,
La bugia è versetto,
E il denaro,
Il dio denaro fa del paradiso un parco di divertimento.

Stanotte, ungerò la penna, in silenzio.


Gli anni di neve

I platani mutavano come i serpenti,
Nel parco rassodato
Della vecchia biblioteca.
Camminavo vicino a te, verso casa,
Tornando dalla spesa,
La domenica era nervosa
Come l’alveo del fiume,
Il sole ardeva violentemente.
………………………………..
Il cielo di colpo diventava d’inchiostro.
Intorno, cominciavano a danzare
Fate in abiti bianchi con gli occhi di ninfea
Che ammaliavano chiunque le guardi,
Il tempo stesso cantava adagio
Al suono dell’arpa,
L’erba si consumava come bruciata
E rispuntava verde,
Sempre più verde…
Ma gli anni sono stati come di neve,
Passando come la lastra
Sulla lucentezza del fiume,
La candeggina del tempo
Ha impallidto le nostre facce bianche.

Inverno

Nel cuore della notte traslucida
La luna fila il suo gomitolo d’oro
In fili di luce.


Medaglione

Nei tuoi occhi,
Fresche cascate gettavano i pesci
Nell’aria bollente dell’estate
E li vestivano con le cotte d’argento.
Nei tuoi occhi,
Le montagne scioglievano gli echi,
In orchi.


Elegia

Come potrei mai dimenticare
Le tue mani piccole,
Che facevano miriadi di meraviglie
E nascondevano la moneta
Nella fetta di focaccia che davi
Proprio da me?
Esse mi hanno messo sulla fronte
La corona del villaggio,
Alito di vasti boschi,
Fiumi pieni di pesci
E vigne ricche d’uva con
Vino che scorreva sul fianco della collina.
Ho cominciato poi a crescere,
E l’oro della corona mi fu rubato
Per sempre.

Nostalgia

La sera che mi fa male ora
Non è più la sera che
Ne riuniva tutti i fanciulli del villaggio
Nel grembo di Dio,
E quando Lo tiravamo per la sua bianca barba
Perché narrasse ennesimi racconti.
Neanche il rumore della strada
Non è più il rumore
Che m'impediva di finire la cena.

Sarcofago

Le strade sono deserte, cosicché la mollica
Della notte si divide solo tra quelli scelti,
Ritarda, sulla sponda dell’inverno,
La stagione dei fiori di ciliegio,
La luce si accende sempre più raramente
Dietro le finestre annebbiate,
L’acqua che ribolle aspetta brava la menta
Come io le promesse degli avi.
Che c’è foglio bianco, che vuoi di più?
Ti ho donato abbastanza sangue…
Ho anestetizzato per te il nervo del tempo
Della spina dorsale,
Mi sono cavato gli occhi e ho riempito
Le orbite vuote con occhi di vetro,
Amori ossidabili abdicano adesso
Attraverso il mio cuore…
……………………………………….
Sulle nervature della luna scivolavano
Gocce di rugiada di sole,
Angeli dal regno dei cieli si incamminavano
Su carri di guerra alla caccia dei cattivi,
Qualche foglia mulinava nervosamente
Vicino all’antro della caverna,
L’impalcatura dei sensi crollava
Nell’intestino tenue del vento.
Nel fra tempo,
Ho spruzzato la porta con sangue
E mi sono rannicchiato sotto la trapunta
Della parola, come in un antico sarcofago.

Memento

In esilio sulle rive della notte fredda e selvaggia,
Traiamo idoli dalla scatola magica,
La nostra fleboclisi con suoni e colori,
Guardiamo la pioggia, la neve, il tramonto
Attraverso l’occhio del scheletro metallico,
Ascoltiamo ossessionati Depeche Mode,
Sezioniamo la rana del destino,
Piove a catinelle, le dèe si litigano il cielo,
It rains cats and dogs,
Un cielo cenerino e marcio amareggia la città,
Non abbiamo più né vizi né virtù,
Ne solitudine per riflettere,
Vite a rilento,
Mattine burbere, come uve acerbe,
Notti calve, senza riferimenti,
Peggio è che non credo più alle meraviglie,
Peggio è che domani sarà come oggi,
Il tempo vaga, vaga, vaga,
Nelle conchiglie di lumaca,
Le sue zanne abbruttiscono il tuo bel collo,
Indifferente diventarono per me
I purpurei bronchi della morte.



Canto

Quando mi strapperò la polvere dal ventre,
Vivendo alla rovescia,
Romperò le corde del silenzio
E volerò con verdi ali
Nell'immortalità di madreperla,
Schiaccerò le pietre con la fronte
E urlerò come i lupi sotto bianchi abeti,
Sotto il cielo che staccerà le stelle
E nasconderà la tua carne dalle mie zanne.

Diario

Qualche volta, come un serpente,
Mi abbandono alle onde del letto,
Ma la sponda del promesso
Sonno è troppo lontana,
Mi contorco come farfalla
Nella onda della notte,
Prendo i soldi dell’insonnia,
E cerco l’elisir di lunga vita
Alla pasticceria con sedie bianche di ferro,
Guardando la rossa e vecchia macchina del caffè
Espellere violenta la sua nera bevanda.
Altre volte, cammino sul corso,
Con il vento che gonfia la vela della fronte…
Giocherellone come i delfini,
Le parole saltano attraverso il mare rosso delle tempie.







Segni

Mi ricordo i primi segni,
I primi scarabocchi,
Quando non sapevo l’alfabeto,
Solo le brecce dell’animo come una siringa musicale,
Strappavo per crepare il guscio,
Per toccare il cielo, la terra, il mare,
Per pulire gli miei occhi dalla pellicola gelatinosa,
Per scrivere sulla sabbia…
Disegnavo righe, bastoncini, sui fogli di cera,
E correvo gridando attraverso la folla:
Come non si vedono i sentieri del monte?

Più su fu La Luce,
Più su è La Luce…

Sogno di un giorno di autunno

Ci bagnavamo,
Sotto lo sguardo umido dell’autunno,
Nel fiume della malinconia,
E il vento alzava i nostri capelli
Nei cieli nuvolosi,
Nei cieli tempestosi,
E ci amavamo,
Due corpi, pulsanti con lo stesso cuore,
L’autunno si nascondeva nel fogliame,
Le botti sanguinavano vino continuamente,
E il gheriglio delle noci, nelle vecchie soffitte,
Si induriva.

Nei torbidi cerchi

L’autunno appassisce le sue foglie,
La luce si aggrappa ai miei occhi
Come l’edera alle facciate
Abbellite con grifoni,
Scuoto lentamente la sigaretta,
La schiena si piega affaticata,
La strada si spalanca sull’inferno.

Io, io mangio zucchero filato
E so che il passato mi addenterà
Come un pesce carnivoro,
E spero di non affogare,
Di non aver paura,
Nella prigione della sua pancia,
Di non sprofondare in torbidi cerchi,
Sempre più torbidi.

Il fuoco della sera

Stanotte ti trasformerò in verso,
Toglierò i giganti dalla naftalina
E gli obbligherò ad innalzarti
Velocemente un tempio.
Solo che ho paura che vivrai
Quanto il colpo di fulmine colpisce
La cima dell’albero e scende
Fino alle sue radici.
Allora, come l’albero colpito,
Appassirò anch’io dalla testa ai piedi,
E solo la morte mi stringerò al petto
Come una vecchietta stringe la legna
Per il fuoco della sera.

I minatori

I minatori ritornavano al villaggio dal lavoro
Con pantaloni di pelle di serpente e cioccolata Milka.
Era il mille novecento novanta tre dopo Cristo,
Giovanni era uscito, dalla prigione, artista,
Scolpiva fiori nel sapone,
Crinu si era sposato, aveva anche un bimbo...
Si cenava fuori,
Tutti toccavamo il cielo con il dito,
Il fresco della sera e il sapore del cibo
Rammentavano da dove siamo venuti,
Dal paradiso perduto.
Le stagioni passavano come
I quattro cavalieri dell’apocalisse,
Gli toccavo la corazza con emozione,
Gli sentivo il corpo, l’incanto, la gloria…

Esilio

A mezzanotte, quando il cielo spunta,
Il cavallo sulla cima della collina nitrisce ancora,
Tendendo la corda verso prati più ricchi.
Similmente, io,
Con il rasoio della mente,
Taglio in due la notte,
E servo la sua linfa,
In bicchieri argentati,
Alle assetate fate,
Ed incrino lo specchio del esilio,
Palpando le alte mura della fortezza straniera,
Straniero fra i miei,
Straniero dentro di me e dentro di te,
Mancino sul corpo del foglio bianco…


Sinfonia

Nei mattini di cristallo
Delle notti bianche,
Gli soli del cielo
Fuggivano con i loro carri di fuoco
Nella contrada al di là di foschia.

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