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GUARDIAMOCI PRIMA DELLA VENDETTA DEL SOLE, DA SEMPRE ABBIAMO CREDUTO SOLO A Ciò CHE RISORGE
poesia [ ]
(FRA DUE ANGELI INVERTITI DI DIVERSI COLORI PRIMI INVERTITI)

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
di [FANDERRAUNO ]

2009-08-17  |     | 




-poesia-

GUARDIAMOCI PRIMA DELLA VENDETTA DEL SOLE,
DA SEMPRE ABBIAMO CREDUTO SOLO A Ciò CHE RISORGE
(FRA DUE ANGELI INVERTITI DI DIVERSI COLORI PRIMI INVERTITI)

L’acqua morente,di mitra notturna,lunare era una flotta di voluta indecisione risuonante,di tintinnio per l’insetto avviluppato senza l’ossigeno della risalita per dal sorso cadente infiammato,l’acqua morente del torrente che tormentava le rocce

urlava la sua benedizione morente prima di finire nell’oceano,dove il sale l’avrebbe per sempre crocifissa all’immensità di,il suo segreto senza il sigillo di reame,

come un isterica innamorata del sole,consegnava gratuitamente onde d’urto di paradiso anche per la landa deserta che vi era intorno

come lei; la ragazza che fissavo faceva sentire le urla del sole sullo svenimento di bellezza della vita,pioggia di pestilenza di lapislazzuli sull’accenno di un calcio alla brecciolina senza commozione,che il suo orecchino bastava in valigia per partire via,

si, come una principessa di guerre rapita che urlava da troppo lontana dalla reggia,la terra ti faceva così intuire la voglia di vivere,vedevi gli alberi partire come cavalieri fulminei nelle pianure a difendere ignote castità,

la notte era per noi il camminare sopra la linea che una libellula tesseva,la traccia di morte volando verso alte siepi per i mammiferi insettivori,

le rose erano libri scritti con l’alfabeto delle loro scarmigliature che contenevano folli evasioni e parole per stregonerie,dove nessuno poteva passare e vedere il loro riflesso al sole senza considerare tutti gli altri fiori come sacri,tutti come bellissimi,

incastravano il giorno passato nelle spine spargendo il sangue delle rincorse d’amore tentate quel giorno che brillassero alla luna che poteva sommergere il mondo con le sue maree

e i loro petali erano il veleno dell’universo,era la fine del mondo di fronte ad un solo silenzio.

Ovunque seguiremo le parole mai sentite di miraggi, mai toccati come unica goccia di sudore che ci ha toccato davvero,come certo raccontava alla cecità della penna,che pot rai vedere tutto quello che il mondo ha fatto ma sei sempre li assassino fra le mani di una penna accarezzata da lei,

il mio occhio fissava una rivoluzione intrisa del sudore sull’asciugamano di quella ragazza,che era circondata da angeli che non vedeva perché ogni suo gesto solo gli angeli sapevano il valore,

la nostra apocalisse lascerà solo qualche brivido tu sarai ricordato come letame storia e millenni d’umanità di guerre,si questo mondo è un malinteso su un panorama montuoso,

potevo leggere le labbra della notte che parlava silenziosa,catastrofe di rapimento

e nel panorama vicino al mare c’era la corona dell’universo,

rubata o avuta in qualche modo buttata sulla terra sul bagno asciuga di quell’oceano,

non potevamo perdere tempo col mondo mentre la pelle bruciava di chimere che ci degnavano di parlarci,

la ragazza era la principessa dai piedi sporchi con cui dividevamo

il mondo che vivemmo rischiando tutto perchè perdere la vita intera era meno doloroso che perdere un dono della vita e il sole ci accolse vivendo seguendo la vendetta del sole per le meraglie sprecate era una vendetta d’estasi che dorava l’oro stesso per manifestare la meraviglia,e aveva fra le sue dita la vita di tutta questa bellezza per me,era vedere Dio dallo sgabello alla barba o morire,

era nei miei canali lacrimali,le altre le vedevo solamente

ma lei non la vedevo solamente,se chiudevo gli occhi lei mi mordeva comunque altrove di bellezza,

non potevamo sprecare la meraviglia,scartammo dalle risposte e domande che il mondo faceva e non contavano sotto quel cielo,inveimmo e sporcammo la filosofia di millenni e nessuna autorità aveva la storia sulle dolci bugie che ci dicevamo

demmo una spinta al tempo,un tentativo sconosciuto d’ amore,

e allora si esibì il vento che sospirava di qualcosa di tragico,

una farfalla velenosa,un cataclisma filantropo,

una luna che apriva un mantello di condanna,

ma tutto sembrava giusto agli occhi degli occhi della foresta,

e fu prima per un secondo,lei strinse le palpebre degli occhi

irregolari morfologicamente l’uno dall’altro, che erano l’alba è il tramonto,

e ci guardammo e la notte lanciò corvi omicidi che colpissero la solitudine.

ALESSANDRO IDISIUM LUPO EDITORE SECONDO LIBRO USCITA 2010


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