Il suo immenso mi cade addosso,
m'inonda il cuore,
m'uccide col peso del suo orizzonte il sonno
ventricolare avvinghiato ad un’ala meccanica
impiantata nella schiena trasversale
del mio io subconscio.

Il suo azzurro mi droga
Rendendomi colpevole del desio,
consumato nell’ombra come
un ladro che si vergogna
d’aver sottratto il malloppo per errore.
Il suo sangue astratto mi appartiene,
mi nutre la forma tridimensionale,
disegna in me catene di lune verticali
galleggianti nel mio cosmo interiore
innamorato.

Il suo immenso è polvere di stelle
Sulla mia incandescente sottana d’angelo.
Illumina le infinite creste delle mie piume che
Diverranno ali,
un giorno,
nelle mia plastica metamorfosi di farfalla
ignara del nettare profondo che
si può cogliere sopra il campo celeste
nei fiordi dei cirri,
in cui galleggia il blu del sangue di oceani
ove morendo si va a volare.