Mi cerchi all'altro capo dell'Universo.
Mi chiami
con fluorescenze invasive,
solo lo scorrere lento del tempo
in tua assenza,
mi preme,
carcerato in grate di mura.
Adoro contare i passi da casa
verso la riva e
guardo appassire nel mio palmo di sabbia
l'oceano,
da cui gocciola azzurro confuso,
con fumi di alghe e di squama.
Forse dovrei farmi forza ed
attenderti oltre il faro,
in cui mi difendo
inerte e da solo,
dal maremoto dei sensi di uomo.
Forse dovrei ululare alla luna,
con tutta la forza nel petto,
piutosto che
attenderti spento
su questa fredda stella cadente.
Tu mi cerci all'altro capo del mondo,
seguendo i sussurri dei morti,
nel buio silenzio oltre la tomba,
unito all'orma di terra,
in cui si posa il labbro del vento.
Adoro contare i passi fino a riva,
fin dove il mio amore arriva,
dalle spume del mare che
mormoran nella testa,
fin alle spiagge nascoste del cuore.
Forse dovrei cercarti a casa,
tra le mura che
nascondono i tuoi occhi,
piuttosto che
attendere sul cielo il giorno dopo,
il riflesso del sogno che sogni....