Avevo i giorni della settimana scanditi nel sangue.
Le settimane eran le pareti della mia stanza,
le mura avevano cervello ed il soffitto,
occhi che mancavan al mio volo notturno.

Roteavo in quello stretto spazio con ali di carta
cercando amici immaginari tra le ombre,
sui marciapiedi quasi deserti, invasi dai lampioni,
per parlare dell'inganno dello spirito eterno.

Postavo messaggi d'amore in bottiglie di vetro,
agli angoli degli incroci quotidiani,
strofinati dai bei cappotti delle dame
coi tacchi alti e disattente alle sfumature del cielo nei loro occhi.


Trovai il sistema per seminare le mie orme,
scrivendole in rime sull'asfalto diurno
davanti ad anonimi assopiti sui volanti di auto tristi
mentre superavo i semafori della vita,
felice, sul mio cavallo alato.