resto fermo sul ciglio di una strada
forse per smettere di credere al destino divento un altro me randagio
le parole s'innestano con articolazioni nell'anima
dalle sabbie del tempo riemergono i fantasmi d'inchiostro
e decido prima di guardare come gli altri
parcheggiano le loro auto
scrivere in me un discorso di metafore
perché i silenzi regnano con apostoli invisibili sul calvario della nostra esistenza
forse c'è troppo poco amore in tutto quello che facciamo
il mio corpo è una statua
la gente gli corre intorno plasmandosi respiri artificiali
sono contaminato da necrosi di un reale agghindato e pubblicitario
infetto di promesse mai mantenute per amore
le ali pesanti
quasi di pietra non volano
i cieli a rovescio sulla strada sembrano bare illuminate da lampioni freddi
fratture d'enigmi nella mente aprono un varco ai sogni
tutti corrono nella direzione sbagliata
mi copro di nero lasciando il tempo divenire
qualcuno cerca un abbraccio nella notte
sussurri diventano sulla bocca del vento
respiri