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FOSSERO LE MIE MANI LE TUE TENERI PRIGIONI
poesia [ ]

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
di [jacquelinemiu ]

2007-02-03  |     | 



Fossero le mie mani le tue tenere prigioni

Le sabbiose bionde
pettinate son dal vento.
Tu giochi,
le lunghe chiome sciolte,
arse dal sole,
nella ghiacciata onda,
che t’assaggia il piede
son incatenate.
Poi presa dall’alga,
mi chiami dalle marine ,
per liberarti
dal molle intreccio,
che la caviglia bianca offende.
Ah, fossero le mie mani
quelle tenere prigioni
che ti assaggiano le carni;
fossi io
avvinghiato al tronco
tuo mortale,
come l’edera
mi nutrirei
dei tuoi odori
lasciando che siano loro
il mio sangue.
Grideresti più forte “Aiuto!”
se fossi io a conquistarti?
Se fossi prigioniera sì,
ma del tuo liberatore?.....
Torna creatura
A sognare in riva,
nell’umida cella,
ove ti conservi fresca,
Dea della conchiglie e Sirena,
polpa di un frutto
giocato dalle salate ,
le cui creste d’acqua,
si spezzano sulla tua bellezza
in piccole gocce frantumate
che brillano in brividi
sulla tua schiena.
Lì,
sul tremar della tua pelle,
la mia parola sospira
e spezzato
nasce sulla mia bocca
il desio….

Mi fermo
un attimo.
Un breve istante del
Tic tac alterno,
del cuore mio mortale
e ascolto qui seduto
il suono
che fan le tue dita
quando disegnano sulla sabbia
musicando granelli
in forme
che l’onda invidiosa
cancella quando cade.
E più l’unghia
Affonda nel corpo sbriciolato,
e più vorrei
là sotto ci fossero le mie carni.
Ohh, benedetta quella terra
Che ora sfiori,
e quell’orma lasciata
in cui mi siederò beato,
pensando di essere riuscito
a toccarti.
Disteso nell’impronta
regalata,
osservo
tu che giochi.
Il cielo ascolta
con me il tuo canto
e mai come adesso
mordo il respiro corto
di desio affranto……………………

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