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Ipnosi regressiva
prosa [ ]

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
di [LucaCipolla ]

2012-08-30  |     | 



Io le porgo la mano, ideale per noi poveri di spirito non sentirsi soli;
le mie labbra lacrimano sangue e di sangue carezzo la sua pelle;
Sara guarda dallo specchio ed è un salmo che cantano le anime perse.
La vita passa come un accento ed io osservo le mie piume sperdersi nel vento;
perché non capisci quando parlo, perché ti schermisci,
questa vita è appesa a un filo..
Quanto una ruga ti separa dalla sobrietà e spensieratezza,
un sentiero percorso da anni;
sfiora i miei capelli e rallenta il mio battito..
L'amore platonico non si vanta di sguardi perché ne chiede la mano
e non si accende il poeta al suono d'una Gibson,
vedi,
stasera Joyce scriverà il suo bestseller ed io volerò incalzato dai ricordi
come scheggia che ferisca l'esistenza.
Più non vedrò quelle gambe trafiggere il silenzio d'un'estate,
pomeriggio cui più non appartengo e la calce della corte più non m'è da cuscino,
lì vicino chi si adegua al popolino?
Io meno di formica,io lo temo e sono merda,
disincanto che in un cappello cela il taglio, la ferita,
io con un disco come amica.
Una guida ed ero il capitano..
Ho risalito e disceso la corrente,
l'odore di pioggia mi vestiva,
ho stretto le mani in un pugno poi teso in un ave,
i capelli ancora impomatati, teso rito adolescenziale,
i miei fratelli Ştefan, Mihai e Avram,
nei polmoni la polvere delle ossa di Sarmizegetusa...
una causa appesa come drappo ad un bovindo, la candida veste dei contadini apparve in quell'istante,
dissi - Sara, mi tenga la mano -
ma gli occhi già guardavano altrove, agli occhi remissivi d'una moglie, compagna silente di battaglie sofferte,
le mie non vinte e silenzio..
Non si scende da quel gradino né posso misurarti se non leggendo tra le righe.
Quegli occhi cercavano una fuga dal dubbio, dall'imperfezione - la chiami pure debolezza -
dalla vanità del tempo - non stupisce anche lei guardare nel mirino, esserne di fronte?
A breve la mia casa, la sua, sarà un mero involucro di legno che marcirà pure le verdi camicie
che vedo sfilare in Copou, di chi la mano che le ha tessute?
Trattengo il respiro e sfioro il mio petto ormai d'uomo, sento le sue mani nell'abbandono..
Il comandante che azzardò l'impresa scese al molo accompagnato dall'autorità,
il volto esangue, il tweed con la croce azzurra della vittoria
e del perdono..Il compagno Kim non avrebbe perdonato..
Incappucciato nell'attesa, la testa in un sacco, i miei occhi innocenti lo videro cadere
e mi voltai per non guardare il corpo penzolare, i suoi abiti macchiarsi,
tappai le orecchie per non udire gli ultimi impulsi di vita,
ma babbo disse, rivolgendosi a mia madre,
che tutto dovevo sapere.
L'umore d'un pendolo riempie le scale, notte da temporale,
la pioggia carezza gli pneumatici e sguscia via come serpe da un turibolo..
Noi, popolo senza rivoluzione, traversiamo la vita in bici
e due e più son le strade che deviano e non sentiamo nostre.
Dottoressa, l'abito che riveste la sera ha un che di eccitante, quasi trasparente nelle sue movenze,
ma spazio con la mente e vedo il mattino, quel caldo adolescente che prende vigore
e m'accende su un tappeto di pappi a fine maggio.
Così, agile rapace, sorvolo, mi perdo nel silenzio e nel distacco, etereo e potente,
le fiere domino dall'alto e localizzo la serpe, così da placare la fame,
nota spezzata strido. Non cercarmi perché ho poco da dirti, non chiedere,
la schiera di eventi giace sulla piana sottostante, noto volti asessuati, quasi angeli di carne,
formiche operaie, deserti e montagne, l'Uroboro mi sfida e ne temo la coda ma chi ne conosce la tana e dove depone le uova?..
Un braccio cinge il mio capo in una carezza, la mano ha un neo nel mezzo, mano che strangola,
mi libro nel cielo e lascio il nido, nido dell'infanzia dei tempi,
le sue dita mi chiamano al presente..
vertigine smodata sei, vita figlia di vite e d'epoche,
e sacra.
Rimedio una culla, nel deliquio ti affacci già lontana,
“ooh he's here again, the man with the child in his eyes”
e fine delle trasmissioni.


APPENDICE:
Con l'ipnosi regressiva il protagonista torna ad esistenze precedenti, tre di numero, dove vaga nel ricordo d'esser stato un tempo Corneliu Zelea Codreanu, un bambino nordcoreano presente all'esecuzione d'un comandante della marina e un antico uccello rapace.

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