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- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 2005-01-19 | | La mostra Pablo Picasso. I luoghi e i riti del mito focalizza alcuni momenti che hanno caratterizzato l'esperienza del grande artefice dell'arte del XX secolo: figure, temi attraversati da un fil rouge fortemente segnato dalla vivacità del bacino archetipale mediterraneo. È un tracciato espositivo, come negli intenti dei curatori Massimo Bignardi, Maria Lluïsa Borràs e Luigi Fiorletta, che consente un più diretto rapporto dialettico fra storia e contemporaneità , fra i segni di civiltà che animano il sostrato immaginativo del Mediterraneo e le energie che hanno acceso le esperienze del principale interprete del "modernismo". La prima sezione, dedicata ai "luoghi" del Mediterraneo picassiano, si apre con le opere giovanili eseguite a Malaga e a Barcellona. È il "momento" che potremmo definire della scoperta dello sguardo , vale a dire dell ' attenzione al paesaggio, allo spazio, alle diverse tipologie umane, segnalata, soprattutto, dalle opere realizzate a Barcellona nella seconda metà degli anni Novanta del XIX secolo. Sono "perlustrazioni" che lo sguardo di Picasso compie nello spazio dell'umanità , nel tempo della quotidianità , incontrando un repertorio di immagini che l'artista farà sue. In mostra, celebri dipinti di paesaggi: tra questi, Marina di Alcant , del 1895, Giardino e Paesaggio urbano , entrambi del 1896, provenienti dal Museo Picasso di Barcellona, Veduta delle terrazze e della chiesa di Santa Maria del Pi a Barcellona , del 1902, un tempo nella collezione di Jaime Sabartés, suo fedele segretario; opere eseguite negli anni di studio all'Accademia, Bambino nudo , del 1896, e Torso di adolescente , del 1897; ritratti, quello della Tia Pepa , del 1895, di Manuele Pallarés , del 1897, di Casagemas nudo , del 1902; interni, tra questi La finestra chiusa , del 1899, e Scena di bordello , del 1900. Il secondo "luogo" dell'itinerario picassiano sul bordo del Mediterraneo è rappresentato dallo spaccato dedicato alle suggestioni del viaggio italiano del 1917, segnato dalla scoperta della pittura "pompeiana" e della Roma classica e rinascimentale, puntualizzando, altresì, l'inedito soggiorno napoletano e l'incontro con la pittura del von Marées, fondamentale per comprendere le scelte operate da Picasso nel sipario per Parade. Segue, come ulteriore annotazione di questa possibile geografia, il definitivo ritorno al Mediterraneo , con le opere eseguite negli ultimi venti anni di vita (fra il 1942 e il 1973) trascorsi sulla Costa Azzurra, in pratica negli studi delle sue case di "La Californie" presso Cannes e poi di Mougins, nell'antico mas provenzale di Notre-Dame-de-Vie. Sono disegni e dipinti riferiti a quel particolare momento che fa da cornice alla Gioia di vivere , ad una nuova riscoperta dell'immagine, costruita ed animata da un colore solare, intensamente mediterraneo. In questi fecondi anni si inscrive l'incontro a Vallauris, nel 1946, con le "forme" della ceramica. È questa un'esperienza importante per l'artista malagueño: è a Vallauris che rincontra la densità del mito, la forza degli archetipi, la tradizione, guardata ora come matrice viva. Un'ulteriore sezione è dedicata al rito , inteso come elaborazione del simbolico ma anche dell'artificio, della magia del volo, cioè di quella forza che trova nell'arte del " toreare " la perfetta chiave per leggere nel profondo dell'immaginario picassiano. La corrida, guardata come rito e liturgia del sacrificio: scena, spettacolo, dramma ed ebbrezza che esalta l'artista sin da fanciullo. La tauromachia , volutamente posta dai curatori all'inizio del percorso espositivo, accoglie sia la serie di incisioni realizzate da Picasso nel 1957, quali illustrazioni al manuale classico di José Delgado detto Pepe Illo, La Tauromaquia, o arte de torear , pubblicato da Editorial Gustavo Gili a Barcellona nel 1959, sia le incisioni di Goya, in una rara riedizione proveniente dalla collezione della Caja de Ahorros de la Inmaculada di Saragozza. Due postazioni dalle quali guardare il "rito", poste in rapporto ad una sequenza fotografica di una corrida, eseguita da Francis Català -Roca negli anni Quaranta. Il tracciato espositivo si chiude con la celebre "suite Vollard": è un momento che individua il rapporto con il mito classico o, meglio ancora, con il rinnovato interesse per il "classico " , inteso come nodo importante dell'esperienza di Picasso. La Suite Vollard raccoglie le 100 incisioni realizzate dal 1930 al 1937, dalle quali affiora, particolarmente in quelle dei primissimi anni Trenta, il dettato di un disegno inteso quale evidenza immaginativa di una suggestione mitologica. La grande serie di incisioni, vulcanico repertorio di iconografie classiche, è posta in relazione con alcuni reperti di cultura greca, vasi, crateri, provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Paestum, nonché da altre aree archeologiche campane, in un percorso, di forte sollecitazione immaginativa, curato con l'apporto scientifico della Soprintendenza Archeologica della Province di Salerno, Avellino e Benevento. Si propone la costruzione di un abbecedario di forme narrative, di cifre immaginative, di un racconto che tesse i fili fra la storia e la contemporaneità . L'esposizione ospita una documentazione fotografica di grande rilievo , tale da poter far pensare ad una mostra nella mostra: si tratta di una serie di opere eseguite da celebri fotografi del Novecento, Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, Herbert List, Gijon Mili, Arnold Newman e René Burri, che hanno lavorato con Picasso, in particolare, dagli anni Quaranta ai Sessanta. Curatori della mostra: Massimo Bignardi, Maria Lluïsa Borrà s, Luigi Fiorletta. Comitato scientifico: - Joan Gardy Artigas, Fundació Tallers J. Llorens Artigas, Gallife - Massimo Bignardi, Ordinario di Storia dell’arte, Accademia di Belle Arti di Napoli - Maria Lluïsa Borrà s, Storica e critca d’arte - Enrico Crispolti, Ordinario di Storia dell’arte contemporanea – Università di Siena - Luigi Fiorletta, Ordinario di Decorazione, Accademia di Belle arti di Frosinone - Ermanno Guerra, Assessore alle Politiche Culturali, Comune di Salerno - Maria Teresa Ocaña, Direttrice Museu Picasso, Barcellona - Josep Palau i Fabre, Storico dell’Arte – Fondazione Fabre, Barcellona - Giuliana Tocco, Soprintendente per i Beni Archeologici delle Province di Salerno, Avellino e Benevento Orario lunedì, martedì, mercoledì e giovedì ore 9.30 - 20.00 venerdì, sabato e domenica ore 9.30 - 21.00 25 dicembre 2004 e 1 gennaio 2005 ore 9.30 - 22.00 24 e 31 dicembre 2004 ore 9.30 - 16.00 Biglietto Intero: € 9,00 Ridotto: € 5,00 dai 5 ai 16 anni, studenti universitari, categorie convenzionate, gruppi (almeno 20 persone, gratuito per l'accompagnatore), gruppi scolastici (gratuito per due accompagnatori) Gratuito: bambini fino ai 5 anni, portatori di handicap con un accompagnatore, giornalisti con tesserino, guide turistiche con tesserino o autorizzate, militari in divisa, over 70. Pablo Picasso : I luoghi e i riti del mito |
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