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Poezii Rom�nesti - Romanian Poetry

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Il Paese dal \"Giardino della Santa Vergine”
saggistica [ ]
Saggio

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di [marilenarodica ]

2011-02-24  |     | 



Il Paese dal "Giardino della Santa Vergine”


Il mio Paese è un fata che conta più di 20 anni di libertà: quella di scrutare gli sconfinati confni, come la luce dell’alba sogna il fuoco del Ponente, la libertà di non avere i piedi, le mani, la mente, la bocca e i desideri incatenati, ma anche la libertà della speranza in una vita migliore, come anche la libertà di imparare a raccogliere in un pugno le lacrme della povertà, dell’ingiustizia, dell'umilità, della prepotenza.

La nostra Fata indossa, orgogliosamente, il vestito di lino ricamato con il filo d’oro dai tempi dei Daci, è vero, talvolta sporcato dalle macchie di sangue versato nel suo dolce gremo dall’avidità dei Romani. Con gli occhi verdi dei suoi ricchi boschi, con gli sguardi blu del Mar Nero, con le curve generose delle colline e le aspirazioni delle montagne, avrebbe dovuto essere oggi una vera regina, incoronata anche dai tempi del re Decebalo.

Nella storica visita di un Papa sul territorio di un paese prevalentemente ortodosso, nel maggio del 1999 a Bucarest, in occasione della dedizione del posto scelto per l’edificazione della Cattedrale dell’Unione Nazinale, il Papa Giovanni Paolo II ha confermato ancora una volta ciò che alcuni non credono oppure non vogliono credere, e cioè che la Romania è il "Giardino della Santa Vergine”. In mezzo alla folla dei romeni che l’ hanno accolto con la tradizionale ospitalità, ma anche con curiosità e fierezza, lui ha affermato che "è venuto per contemplare il volto di Gesù nella Nostra Chiesa”, riprendendo un’affermazione in merito dai tempi di Erodoto nelle "Storie” ("Gradina Maicii Domnului” de…/Giardino della Santa Vergine” /da Camelia Tripon).

Forse la più remota affermazione sull’esistenza ancestrale del nostro popolo si trova nella "Genesi”, il primo libro della Torah ebraica e della Bibbia cristiana, dove alcuni greci affermarono che Havila era la nostra Valacchia. Le stesse affermazioni appaiono anche nel "Libro di Enoh”, lavoro apocrifo, una delle più remote fonti della tradizione cristiana,i dialoghi di Dio con gli Angeli rappresentando un documento di un’importanza capitale. (http://angelinspir.ro/enoh).

Sicuramente, la stessa cosa credeva anche il grande poeta Mihai Eminescu, comparando il Paese con una fanciulla, la sposa dell’angelo che scenderà in terra dal Paradiso celese.

Davvero, la Romania potrebbe essere considerata un bel giardino perché le sue bellezze sono innumerevoli. Nell’anfiteatro dei monti che abbracciano le colline ricche dei diversi frutteti e vigne, si aprono le pianure che costituivano tempo fa il granaio dell’Europa. Le numerose sorgenti creano una vera rete di fiumi che attraversano il Paese nel loro cammino verso il Danubio che forma uno stupendo Delta, prima di sfociare nel Mar Nero; un giardino con il profumo dei fiori campestri, dei fiori di tiglio di castagni e degli abeti, dei prati naturali di narcisi,con gli occhi splendenti dei tanti laghi naturali ed arificiali.

Nonostante siano passati millenni dalla sua esistenza su questa Terra e più di 20 anni dalla caduta del regime dittatoriale-comunista, considerato il più colpevole di tutti i suoi guai, la nostra "Fata” indossa l’abito stracciato della povertà: quella degli anziani che si calpestano per un pacco di alimenti offerto anche dall’Unione Europea; quella dei pensionati con un reddito mensile di meno 100 euro, dei bambini abbandonati in orfanotrofi dalle mamme perché non hanno delle possibilità materiali di allevarli e dei bambini lasciati dai genitori da soli a casa oppure nella cura a chi sa chi, costretti ad andare all’estero nella cerca di un posto di lavoro, di una vita migliore. Da padroni sulla propria terra e sulla propria vita, molti di loro, tanti dei più poveri e sfortunati, sono diventati i servi del mondo occidentale, gli sclavi della nuova Europa.

Come un malato in convalesenza, dopo la caduta del regime politico, il Paese avrebbe dovuto godere un più ampio e consistente aiuto internazionale, nel reciproco interesse, non condizionato, non sfruttando e rubando tutto, dalle menti più illuminate, fino ai poveri bambini abbusati sessualmente per qualche caramella; dalla caccia delle donne abbagliate o atterrite dal potere del denaro, fino alla caccia della nostra fauna, perché comunque, qui tutto si vende a buon mercato.

Qua e là, sorgono i frutti degli imprenditori seri e validi di alcuni dei paesi più industializzati del mondo, che hanno capito l’importanza strategica di questo Paese e il valore del suo patrimonio umano e materiale. Troppo poco però, per potersi ricostruire un nuovo sistema democratico, avendo alla base le rovine di quello comunista distrutto ed autodistrutto quasi interamente.

Ed è per questo che la nostra fata chiamata Romania dal nome dei suoi avi buoni e cattivi allo stesso tempo, i Romani, aspetta ancora il suo Principe Azzurro, uno perbene, gentile ma sincero, generoso ma onesto, che la protegga, davanti alle iene di questa foresta con luci ed ombre fallaci che è il nostro mondo e noi, le faremo la dote delle preziose ricchezze di questa terra.

Venite a vedere, a vistare questo "giardino”, ma non dimenticate di piantare qui più fiori perché un nostro celebre proverbio ci insegna che "Con un fiore non si fa primavera…"

Vale la pena intraprendere questo percorso insieme, perchè le parole di Papa Paolo II sono vere come la Terra stessa: "A prescindere dalle sue fonti culturali e spirituali autentiche, la Romania ha ereditato la cultura ed i valori tanto dalla civiltà latina-secondo attesta la lingua stessa- quanto da quella bizantina”… "La nazione romena è nata una volta con l’evangelizzazione e nel Vangelo troverà la luce e la forza di compiere la sua vocazione di essere punto di confluenza della pace dell’Europa del seguente millennio.”

Marilena Rodica Chiretu-Romania

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