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Il mucchio delle ore
poesia [ ]
(Paolo Silvestri, idee per una sceneggiatura)

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
di [inoltre ]

2009-07-26  |     | 




Il mucchio delle ore
Avanza senza tregua,
mi assilla,
al pulsare dei pistoni,
il non essere capace
di gustare l’energia
del tempio cosmico,
mentre il motore tace.
Al volante
Girando girando
Assiduamente,
vagando vagando,
indefinitamente,
volente o nolente
muovo lo spazio che è
tutto intorno.
Non una parola dal motore a scoppio,
un’esultanza per la ruota che gira,
o per il bullone che ronza
e fa il suo mestiere,
non una parola per la mosca squassata
sotto il fanale,
appena di lato,
appiccicata sotto l’indicatore direzionale,
la freccia destra, quando volterò pagina
e scriverò
dell’isola del mondo perduta.
Rimane
solo il sibilo
della ruota che gira
e percorre l’isolato mondo,
il tepore del giorno
mi distrae,
l’organo kundabuffer (1) non emette suono,
ma, ironia della sorte,
ho conosciuto maschere altisonanti
che ne sapevano le sinfonie in scala di do(2) ,
quando gli accidenti mischiano i tarocchi
in nuove direzioni dimensionali..
Una volta ancora
l’attimo muore,
incolto.
Mi dirigo
Al centro della mezzanotte.
Viti e bulloni,
il tergicristallo
s’alza e s’abbassa
dipanando l’etere
in fronte al nulla che sorpasso.
A comando,quando accendo il motore
lo scoppio squassa l’aria,
suscita l’ironia dell’ape regina,
lo sbuffare del tubo di scarico,
quando l’auto parte
il fuco tradito
s’attacca al cofano del nulla,
scalda il senso dell’essere
lo sbuffare dello stantuffo.

Il mezzo ha una precisa signorilità, rimane immobile al centro del salone, consapevole della sua eleganza, si pavoneggia riscuotendo sguardi di ammirazione. Quando gli astanti alzano il cofano, pregustare la potenza visiva del motore, l’autovettura si gonfia ad attirare l’attenzione, sembra voler rombare divertita. Ci si riscalda il cuore pensare al rumore del motore le scintille della candela che accendono la miccia e l’esecuzione dello spazio, condannato a sparire di fronte la velocità dell’automobile che sorpassa il tempo.
L’uomo macchina si ciba d’illusione del potere, ogni cosa,tutto intorno, alimenta il suo senso di potenza.
Il possesso di spazio e tempo, la capacità di modellare le variabili dell’esperienza.
Le variabile del nostro mondo condizionano l’essenzialità dell’essere.
Ci s’illude di liberarsi falciando via i corpuscoli viventi che s’attaccano al cofano della macchina, o fendendo l’aria col braccio fuori del finestrino quando il caldo del firmamento accende le illusioni estive.

Varcare la soglia del divino,
incespicare
sull’onda d’urto del nulla
che circonda lo spazio aperto,
dove bulloni e sfere cilindriche
muovono l’autovettura.
Salite in autocarro aereopoeti.
Via di nuovo, la benedizione del futuro
Che si apre
All’esperienza illimitata del nostro agire.
Finché non resterà granché
di tutto ciò che è
se non il manuale d’istruzioni per cavare
il bullone sfranto.

Seduto al volante, già con lo sguardo vado oltre l’ostacolo che mi divide dal domani, da me stesso, uomo diviso, uomo macchina spingo l’acceleratore.
1° stazione dell’essere.
Uomo macchina, ho percorso migliaia di pensieri che ondeggiano nella mia mente, aprono il ricordo, suggeriscono emozioni e direzioni.
Imparerò a guidare con gli occhi chiusi e seguirò le folate di vento, con una gabbietta per uccelli ed un canarino con una foglia di lattuga fra il becco e l’ala gialla e rossa..
Se sarò un uomo buono capirò le distanze fra gli amici..(3)



(1) L’essere umano possiede la capacità di dimenticare, che posta nel luogo giusto gli permette di cancellare la memoria del dolore e dei traumi, ma che lo mantiene però anche nel suo stato di sonno verticale. Gurdjieff chiamava questa capacità Kundabuffer. Innalzando dei paraurti contro il cambiamento, e mantenendo attitudini fisse verso gli stimoli esterni, la coscienza viene portata più in profondità. L’operazione di Kundabuffer può essere vista chiaramente nel lavoro sull’essenza – si può provare a rifiutare per esempio la rabbia da un centro, per poi scoprire che quando meno uno se lo aspetta essa esce da un altro centro, in maniera molto più sottile-.
Anche se una persona ha raggiunto un certo equilibrio nei tre centri, ed è riuscito a sviluppare ciò che nella terminologia di Gurdjieff è detto “corpo Kesdjan”, terzo livello del percorso evolutivo, la conseguenza dell’organo Kundabuffer interferisce, e non sparisce fino a quando non si è formato il corpo mentale, diventando un uomo numero 5.

(2) La legge del Sette, o dell’Ottava, che Gurdjieff chiamava Heptaparaparshinokh, sul nostro pianeta è la terza delle grandi leggi cosmiche. Si può spiegare in maniera semplificata con le note musicali, dove troviamo un intervallo tra il mi/fa e il si/do, che deve essere superato con uno sforzo di volontà. L’ottava può essere ascendente o discendente,; da Sua Infinita Infinità verso l’uomo,è discendente. Oudspensky, nel suo “ Frammenti di un Insegnamento sconosciuto”, ha cercato di spiegare l’inspiegabile, dandoci un supersemplificata idea del raggio della Creazione.
In realtà il raggio della Creazione altro non è che una serie di intrecciate leggi del Tre che Oudspensky ha fatto diventare delle ottave.
Legge del Sette può essere semplicemente compresa come legge dell’impulso-oscillazione-inerzia.
L’uomo ordinario o inconscio vive negli opposti, e dunque sotto la legge del Sette, mentre chi è conscio vive sotto la legge del Tre.
Nella vita ordinaria, l’uomo comune è incapace di passare oltre gli intervalli, così si ferma e torna indietro, oppure prende un’altra tangente. Chi osserva coscientemente gli avvenimenti della vita ordinaria, può notare senza fatica alcuno come tutto è ciclico.

(3) Tratto da “If” dei Pink Floyd

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