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- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 2009-09-20 | |
Assiso, in silenzio,
il tronco eretto, gli occhi chiusi a penetrare il cielo, dietro il vetro sporco d'occhiate insicure. Gli sguardi degli spiriti impercettibili, più oltre i tempi silenziosi: successivi, susseguentesi come le smorfie sfruttate dai Carnevali dalle centobraccia, i coriandoli riflettono le marachelle dei bambini giù di corsa a a raccogliere caramelle. Invidioso del sereno di questo cielo un mazzo di chiavi aprì la porta dell'inverosimile e accese la miccia: una sigaretta a tempo un bacio in bocca nella convergenza della carie; la pallottola s'inficcò nel cranio e restò paralizzata come il grido che squarciò il cielo. Un altro ciclo, fra un ponte ed un sorriso un inspiegabile colloquio a rimorchio. Un lembo di cielo introduce l'infinito. Fermo il pensiero a cogliere l'espressione delle nuvole, sottinteso il vento; mi rapisce il raggio di sole che schiarisce una linea d'orizzonte. Al di là del Me un minuscolo pezzetto d'infinito.
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