sono sempre fuggito
tenendomi lontano dalle luci pallide
l’infanzia inseguendo e l’ardire dell’adolescenza
calpestando alla folla i diversi universi monotoni

le punte dei miei piedi sempre ferite
dalla neve cercando un riparo
alla notte di piombo invernale la cura
di tutti i misteri in cui piangono da millenni i crocefissi

mi sono avvinghiato ai punti nel buio deformi
emanando forza dal dignitoso silenzio del passo
lasciando ai rami potenti la fede
a lungo tenuta prigioniera tra solide mura
e sono diventato come i fantasmi
insaziabile anima senza pace
che si misura il dolore col ringhio aspro del vento
dove nascondo quando è trafitta l’anima