Togli all'anima i postulati del cuore,
i cappelli in eccesso mai cresciuti sull'evidente avanzata calvizie,
i giorni festivi dal calendario troppo pochi per sognare cieli.
Siamo pieni d'acqua,
zeppi d'articolazioni artificiali,
ci vestiamo di plastica ma
la moda ci impone di lavarci col segno della croce i peccati.

Ci portiamo addosso il calvario delle nostre rinascite,
la morte domestica ha una fede ignota seppure
l'amore sia un ibrido facilmente infiammabile.
Abbiamo uccelli nella testa che
volano per noi le intersezioni cementate
schivando alla meglio,
i bambini travestiti da adulti che
ci ridono da dentro,
cadendo sulle strisce pedonali del costato.
Abbiamo infermità mentali
quelle richieste dal regolamento di buona creanza,
scaviamo crepe col prego,
in cui buttarci le serpi perverse della mente.

A volte ci baciamo.

Le notti estive attendiamo la pioggia,
contando le stelle di cristallo,
addormentandoci girati dall'altra parte
foderando i nostri migliori sogni col pigiama.