Cerco luce tra gli stratti profondi
del cuore liquido nel caos,
tra tutte le torri degli scogli che
han scalini d'ossa bianche fino al cielo.

Sono un personaggio discretto nel suo porto,
col vuoto dell'estraneo nella legnosa chiglia,
non porto sulle spalle le virtù dell'uomo
di cui m'odora il sangue nella sera.

Plasmo la terra con catene ovali,
nelle dimensioni di memorie dolorose e
sorrido nascondendo i palmi
così pesanti da satura fragile gloria.

Ho la conchiglia dura
in permanente stato di marcia
cambio colore in prigionie astratte e
la pelle di risentimento squama.


Perduti siam nelle perdute sere
dei giovani peccati involontari
il corpo
i sensi
la coscienza
han denti propri e
proprie piste d'atterraggio.