Ho branchie ansiogene,
Chiatte di natanti in spasmi di idrofobia,
immuni ai fondali oceanici di sabbia.
Vivo nell'impluvio trapiantato
su una riva tra le coste calme,
di lanosi emisferi d'acqua.
Porto scaglie sugli occhi neri
oppiati da overdose di sale.
La pinna ovattata mi è arto
nel transgenico ovaio azzurro,
volo di cresta sopra l'onda
cercando di rimochiarti con lo sguardo.
La tua cantilena scivolosa
unge i fili di discesa nel profondo,
ti rapirò
legandoti la schiena,
al petto ombelicale del mio silente occhio.
Ferito nella gabbia
dei tuoi tentacoli illusionisti,
flagellato dalla bocca d'alga in cui mi scioglo,
Resto volentieri prigioniero
del sogno nato mentre ero uomo.