Parli poco e l'ombra t'assorbe il fiato.
Sembri una visione ma la tua carne trema,
sembri una donna seppur non terrena.
Non volgi mai lo sgurdo al cielo e
il viso t'è modellato sugli astri,
sei pallida con poco rossore addosso,
ma la Luna confronto a te sembra malata.
Quando chiudi le ciglia resto ferito
dal vortice d'aria dolce che s'alza,
nel tuo castano infinito m'immergo
cogliendo le orme dei tuoi battiti, scalzo.
Non fanno rumore le labbra socchiuse e
il sorriso ti scivola in comete
il pavimento è bruciato e le muse,
gelose scappano dalla terra, altrove.
Con le mani sposti la chioma filtrando
profumi notturni dolciastri,
metti radici ad un palmo e
nutri di linfa la mia crosta legnosa.
Insieme ubriachi e sottoterra,
concepiamo germogli reincarnati da stelle,
ogni tanto saliamo con un osso sul mondo
per scrivere del nostro amore, sul vento.