pochi sopportano la vista del mio vero viso

nella maschera divento il loro magnifico eguale

mentre concepisco diavoli nella testa per divorare la quiete di un ricordo

mentre mi ubriaco del veleno di una musica che

ancora m’attraversa le vene fino ad intimare alle mani il verso

febbrile

maniaco di carta

seduttore

limitato alla prigionia di un respiro

compongo tutte le parole che possono darti la vita tra le pagine fredde

di questo libro senza editore

di questo spartitto firmato da un nessuno

lo specchio magico di un poema ferito

dove ogni goccia caduta sul pavimento germoglia un profumo

come se l’assenza potesse concepire col mio cuore l’ideale

e

qui

diviso da un muro come una lama avida di sangue

mi torturo ogni giorno cercando d’andarci

oltre

di sbrirciare

di aprire un varco su quell’impossibile sogno

sposato all’Inferno che oggi

sul foglio

parla

lasciando che l'anima componga i suoi puzzle

grotteschi

ironici

assurdi

sopra il nero del manto

che gli occhi vestono

per brillare sull'immortalità

di un amore

malato