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agonia Post Consigliato
■ Geremiade
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- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 2008-11-10 | |
Europa di notte
Viaggiavamo, io con L, tornando da Sticciano, sulla già abbastanza provata Fiat Uno, ancora noi provati da scapigliati simposi post tramonto. Non capisco, ad un tratto, magari causa tali trascorsi, la vista si abbassa o, casomai, sono i fari a farsi più fiochi, pian piano la circostanza si va illustrando: sono proprio i fari! Mi ricordo, allora, di un sinistro cigolio udito quando ci avvicinavamo al traguardo, scoprirò poi trattarsi di una cinghia atta alla ricarica di una dinamo, quindi l’intralcio blocca l’impianto di trasformatori, conduttori… Pian piano addirittura gli stantuffi con i pistoni vanno a puttana. Così la macchina si stoppa, immota, vicino la gaia località di Braccagni, morta, non ha proprio più sintomi vitali, disattivata. Dobbiamo accostarla fuori dalla carraia a spinta. Quindi spasmodico, vano, invio di “mayday†via onda oncotrofica: gli amici, i conosciuti, gli affini, gli antagonisti, dormono, scopano, sono malati, sono via, lontani, non vogliono ascoltarci, dicono: domattina. Si principiava, proprio allora, ad abituarsi, a tutta prima, alla nuova valuta comunitaria, poi a mo’ di concausa, al crogiuolo di popoli, all’amalgama di civiltà fino ad allora più distanti; da noi capitava tutto un po’ più adagio, magari, tuttavia… Si ragionò, quindi, quanto risultava assurdo trovarsi a dodici miglia soltanto da casa , ma con alcuna possibilità d’arrivarci. Ci risolviamo, così, a condurci alla pompa di combustibili limitrofa alla strada, ora ultrastrada, già via romana alla Francia, alla Spagna. Disposti a distanza prossima dall'autopompa, il punto di sicuro più adatto, da cui si ha la vista su tutta la zona, il punto di passaggio sicuro di chi dovrà rifornirsi, ci ricutiniamo un po’ a guisa di sfortunati ma innocui viandanti. Purtroppo il fulgido intuito tattico non bastò a trarci dai nostri guai: chi sgattaiolava con una scusa fatua, chi già in stadio di ancoraggio ripartiva sgommando alla nostra vista, chi ci guardava sghignazzando o con posa di tacito biasimo. Quando apparì una grossa macchina scura con sopra alcuni giovani ci si figurò il soccorso auspicato; così ci avvicinammo pronti, ma, vista da vicino, l’auto appariva fin troppo affollata di viaggiatori; slavi, suppongo sulla scorta di un’analisi approssimativa. Non solo non capiscono cosa vogliamo ma la nostra improvvisa comparsa li allarma, ad un tratto scorgo uno sfavillio, proprio di raggio di luna rifranto da una lama. Il moto da luogo fu, indubbio, molto più rapido riguardo al moto a luogo. L’hai visto? O l’ho visto solo io? L’ho visto sì, Madonna…Oh, cazzo c’hanno? La spada? Rinunciamo a possibili, ma poco probabili, allora, soccorsi altrui, così ci aggiustiamo alla garibaldina, dormiamo in macchina. Coltroni non ci stavano, nulla d'altro, surrogati o simili. Sono giorni post natalizi a Braccagni, Maritima, Italia fu Tuscia, colli coltivati ad olivo, pur tuttavia un cazzo di clima frigido, imbianca di brina l'utilitaria, gli oblò. Soccombiamo piuttosto d'assopirci, tra afflizioni, tossiti, scrocchiar d'ossa si tira a mattina (L fino a marzo avrà a lagnarsi di una costola, di polmoniti, guai dovuti alla nottata all'addiaccio o al camino suo otturato, ma alla prima di più). All'alba siamo già ritti, di corsa ci infiliamo al bar unico in 'sto villaggio, ordiniamo cappuccio più pasta solo quando il calduccio ha sciolto i maxillofacciali. Tra poco partirà il pullman con gli scolari, dicono, via di corsa al chiosco ad assicurarsi i tagliandi da viaggio. Abbiamo solo un po' di soldi tra valuta comunitaria più antiquata lira ostinata, dopo minuti di thrilling tra cambi valuta, quotazioni, controquotazioni, risconti attivi, passivi, contrattazioni da borsa affari col fattorino, incassiamo il vaticinio propizio, abbiamo i nostri titoli di viaggio Di corsa al punto sosta bus, caracolliamo sfiniti sopra. Mi sa ch'abbiamo l'aria da fuoriusciti, chissà loro al nostro posto? I babbi accompagnano i bimbi al pullman, li mollano ma poi quando ci notano stazionano ancora un po' a scrutarci di soppiatto, non rispondono ai saluti filiali, rimangono lì un po' così. “Brutto mondo, guarda qua chi t'arriva col connubio di stati!†Buffo, no? Io, L, siamo autoctoni! |
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