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Marinai (I due allegri)
prosa [ ]
(LB e PP, non SL e OH)

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di [gNOMMIO ]

2008-11-10  |     | 



Marinai (I due allegri)
(LB e PP, non SL e OH)

Cazzo facevi a Civitavecchia vestito da Paperino?
PP era, ed io pure, nocchiere di porto, per via della leva, alla capitaneria di porto della “ridente” cittadina laziale.
PP ed io, parte della potente flotta da guerra italiana; in realtà non proprio granché partecipi di tutta ‘sta cazzo di gloria di ‘sta cazzo di flotta navale.
Inoltre non è che i nocchieri navighino più di tanto, “Congiungiti alle forze navali girerai il globo terraqueo e oltre” è sentenza che riguarda altre categorie di coscritti; noi, di tanto in tanto, si faceva, per dire, un giro colla vedetta, una visita su una bananiera, poi stop.
Non che le grosse navi, che davvero giravano in lungo ed in largo, fossero poi ‘sta gran cosa; esperienze divertenti alcune ne ho fatte anche presso il forte Buonarroti (ho conosciuto il sottotenente di vascello Nofroni, fanatico di radiotelegrafia e di alfabeto ICAO, da cui un personaggio di alcuni nanoracconti), e poi, inoltre, sopra quei cetacei di ghisa teosofica la disciplina, dice, è ferrea.
In Capitaneria, in genere, la disciplina a stento può essere appaiata a quella di un qualsiasi istituto bellicista.
In genere, dico, perché, talvolta, si trova un ufficiale in capo, tale Gregorio Vinciguerra, capitano di fregata che diventerebbe di vascello, sennonché ‘sti gradi non arrivano più e GV “’o cane”, da Salerno, gli girano e quando gli arrivano i rapporti disciplinari lui fà: sette jurne, di consegna, si sa.
Doventi scontare ancora alcuni jurne, io ed il PP, però già “scoppiati”, una notte ci parve quasi doverosa la fuga, via alla spiaggia, dalle parti di casa.
Ora: considerando che, in zona porto, vestiti non da Paperino bensì in guisa di Braccio di Ferro, circolare si poteva, e che non è che ci controllassero passo passo, si poté allontanarsi con dentro gli zaini abiti civili.
Via alla stazione, quindi crisalide e discontinuità d’abito in treno.
Poi guardia, senza fucile, uno in testa ed uno in coda al vagone, per evitare agguati dei controllori; quando si palesassero, scorrere di uno e di nuovo.
Ore due circa, giunti a Grosseto stazione, c’è la questione trasporto per e da lido.
Proceduto a spoliazione piccolo ciclo propulso a benzina, viaggio a velocità di crociera.
Circa tre quarti d’ora di tradotta, piuttosto disagevole, se consentite, per giungere a Castiglione DP.
Non senza aver tentato, al bivio per San Rocco, goffo approccio di tre o quattro svedesotte che tirano per la loro strada, così, proprio che non ci conoscessero.
A CDP tuffo in acqua istantaneo, non pensando che salviette o accappatoi non ce n’erano.
Così, spinti, dal freddo notturno, calci e spallate alla porta di una cabina del bagnetto.
Poi, di nuovo, la questione logistica risolta con altro esproprio.
Il viaggio di ritorno è reso più penoso dall’escursione che, anche se Estate, fa il suo.
S’arriva pari pari alla stazione, giusto per salire sul treno pel ritorno.
In treno si riposa, che è l’alba e controllori non ce n’è, oppure sonnecchiano anch’essi.
Ore sette, cascasse il creato, si deve presenziare all’appello e poi giù, a letto.

P.S.: ‘Sta storia credo di poterla raccontare ché i fatti sono piuttosto datati, dato il periodo trascorso, le infrazioni contestabili dovrebbero essere prescritte a quest’ora.
Perché, non so se è vero, oppure se è una leggenda, però dice che le pene inflitte ai soldati, ancorché reclute coscritte, ancorché nocchieri d’acqua salsa, siano doppie rispetto alle pene corrispondenti attribuite ai non belligeranti. Boh?

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