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Note biografiche: Giovanni Boccaccio
articolo [ Cultura ]

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di [SILVA ]

2007-12-16  |     | 



Giovanni Boccaccio fu non solo l'autore del Decamerone - capolavoro che l'ha consacrato per sempre nella letteratura universale, ma anche un uomo di grande cultura che ebbe l'opportunità di frequentare la ricchissima biblioteca reale e dedicarsi a letture eterogenee come, per esempio, letteratura cortese e cavalleresca francese, cultura latina e storia, mitologia, autori greci e latini, stilnovisti, Dante ecc.).
È diventata leggendaria la notizia della sua nascita a Parigi da una nobildonna di stirpe principesca (nel Filocolo viene detta essere una francese di nome Giovanna). Non esistono delle informazioni certe sopra la data e il luogo della sua nascita. Si sa solo che e nato tra il giugno e il luglio del 1313, a Firenze o a Certaldo in Valdelsa, come figlio illegittimo di Boccaccino di Chellino - ricco mercante dell'epoca, dipendente e poi socio del Banco dei Bardi e console della corporazione dei cambiatori.
Dopo che ha ricevuto gli insegnamenti grammaticali e letterari di base, suo padre lo manda a Napoli, per fare pratica bancaria nella succursale dei Bardi, affidandolo a Giovanni Mazzuoli da Strada, suo socio. Pero, questo periodo d'insegnamento pratico si rivela un fiasco totale - 6 anni sprecati in un'attività odiosa per il giovane Boccaccio. Perde altri 6 anni poi, seguendo i corsi di diritto canonico, sempre al ordine paterno. Cosi, dopo 12 anni, abbandona gli studi che gli erano imposti e non gli ha mai avuti "al cuore", e si dedica interamente alla poesia, a cui «un'antichissima disposizione dello spirito lo faceva tendere con tutte le sue forze».
Da autodidatta, compie la sua formazione intellettuale nello Studio napoletano (l'Università), uno degli piu importanti centri culturali italiani, con contatti culturali con l'area bizantina, con la Francia, con Avignone, dove si stava affermando Francesco Petrarca. Qui frequenta l'ambiente colto e raffinato della gaia e sfarzosa corte di Roberto d'Angiò, dove il padre era amico personale del sovrano e aveva numerose conoscenze. Fra il 1330 ed il 1331, all'università di Napoli fu chiamato ad insegnare diritto Cino da Pistoia (1270 - 1337) che avviò il giovane Boccaccio alla poesia.
Questo mondo culturale vivace, l'elegante e gaia società della corte, i diletti e gli amori di questi anni spensierati e felici si intravedono nelle sue prime produzioni letterari, ispirati dall'amore per Maria d'Aquino, figlia naturale del re Roberto d'Angiò e moglie di un gentiluomo di corte: le Rime, la Caccia di Diana, il Filostrato, il Filocolo, il Teseida (che termino a Firenze). Questa donna la rappresentò nella sua opera letteraria con il nome di Fiammetta (Elegia di madonna Fiammetta). Non ci sono tuttavia trovate notizie storiche di questa Maria d'Aquino, e ci sono dubbi riguardante'l fatto che una figlia di re, pure illegittima, possa non aver lasciato alcuna traccia. Tenedo conto anche de la natura prettamente letteraria dei cenni di Boccaccio ad essa, si pensa che Fiammetta sia stata una figura letteraria, trasposizione idealizzata dei vari amori dell'autore.
Nel 1340 dovette rientrare a Firenze a causa di un grave dissesto finanziario del padre, dovuto al fallimento della Compagnia dei Bardi, e vive una vita di ristrettezze economiche. In questo periodo scrive la Commedia delle Ninfe Fiorentine (1341-'42), l'Amorosa visione (1342), l'Elegia di madonna Fiammetta (1343-'44) - piena di rimpianto per il mondo napoletano, e il Ninfale fiesolano (1344-'46). Fra il 1346 ed il 1348 visse a Ravenna e a Forlì, dove fu ospite di Francesco II Ordelaffi e frequentò i poeti Nereo Morandi e Francesco Miletto de Rossi, detto Checco, con cui mantenne poi amichevole corrispondenza.
Nel 1340-'41, in seguito al fallimento della Compagnia dei Bardi, richiamato dal padre torna a Firenze a una vita di ristrettezze economiche. Compone la Commedia delle Ninfe Fiorentine (1341-'42), l'Amorosa visione (1342), l'Elegia di madonna Fiammetta (1343-'44), piena di rimpianto per il mondo napoletano, ed infine il Ninfale fiesolano (1344-'46).
Nel 1348 rientra a Firenze e assiste agli orrori e tragedia della peste (durante la quale muore anche il suo padre), poi rievocata nell'opera che rappresenta il culmine della sua esperienza creativa, il Decameron (1349-'51).
Grazie al rispetto per la sua cultura e la sua fama letteraria riceve da parte del Comune di Firenze importanti e onorifici incarichi ufficiali, come le ambascerie in Romagna (1350), presso Ludovico di Baviera (1351), e presso i papi Innocenzo VI (1354) e Urbano V ad Avignone e a Roma (1365, 1367). Nel '50 è inviato a Ravenna per consegnare alla figlia di Dante, suor Beatrice, un simbolico risarcimento per l'esilio del padre. Nel '51 si reca a Padova, dal Petrarca, da lui conosciuto l'anno precedente, per invitarlo a Firenze, dove gli sarebbe stato affidato un insegnamento. Petrarca non accettò la proposta, però tra i due nacque una sincera amicizia che durò fino al 1374, anno della morte del Petrarca. La tranquilla vita di studioso, condotta dal Boccaccio a Firenze, fu bruscamente interrotta dalla visita del monaco senese Gioacchino Ciani che lo esortò ad abbandonare la poesia e gli argomenti profani. Si narra che Boccaccio fu atterrito dal pensiero della morte imminente a tal punto che decise di bruciare le sue opere, venendone fortunatamente dissuaso dall'amico Petrarca.
Dopo un breve soggiorno a Venezia per rivedere il Petrarca, intorno al 1370 si ritirò nella sua casa di Certaldo, presso Firenze, per vivere in modo appartato e potersi dedicare alla meditazione religiosa e allo studio (attività che furono interrotte solo da qualche breve viaggio a Napoli tra il 1370 e il 1371). Nell'ultimo periodo di vita ricevette l'incarico dal comune di Firenze di dare vita ad una lettura pubblica, con relativo commento, della Divina Commedia di Dante ma nel 1374, nella chiesa di Santo Stefano di Badia, ma dopo pochi mesi, essendo sofferente di idropisia, deve abbandonare l'incarico. Muore a Certaldo il 21 dicembre 1375.

L'Opera:
La caccia di Diana (1333–1335 )
Il Filostrato (1335)
Il Filocolo (1336)
Teseida delle nozze d'Emilia (1339-1341)
Comedia delle ninfe fiorentine (1339-1340)
Amorosa visione (1341 - 1342)
Elegia di Madonna Fiammetta (1343 -1344)
Ninfale fiesolano (1344 -1346)
Il Decamerone (1349 - 1351) [
Corbaccio (o Laberinto d'amore)
De Genealogiis deorum gentilium (Genealogie degli Dei dei Gentili - 1350-1368)

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