avrai fame di me
come un cielo dell’ala che lo tocchi
e cercherai di mescolare ogni atomo del tuo corpo
ad una falena
in uno scambio di respiri tra te e la luce
dove non morire d’ombra

e mi cercherai aprendo tutte le porte dei tuoi sogni
correndo scalza sul pavimento di nuvole
lamentando il deserto che ti cresce sull’alma
non sentirai il cadere delle mie lacrime
ne potrai contarle tra le gocce di pioggia
le mani troveranno un vetro
posto dal silenzio tra i nostri spiriti

mi ricorderai
si tu mi ricorderai
supplicando il sonno sia lungo come il decennio
per ritornare alle favole
che ti scrivevo sulle labbra

e chiederai agli angeli
ad un Dio
al destino
che mi riportino indietro
oltre queste eteree prigioni
di cui cerchi la chiave
come un orologio attende dopo il tic tac
che gli si carichi la molla

avrai fame di me
come la lunga notte dei suoi fantasmi
di lucciole nutrirai il battito
perché di me solo l’aria avrà traccia