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■ Geremiade
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- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 2007-07-03 | |
CORPO E PINNA
Quando perdevo le scaglie, Mio padre me le incollava coi fili Di secche conchiglie sfuggite alle maree. Non avevo le pinne dEi tritoni Ne il canto delle sirene era il mio forte ma Sapevo volare sopra le onde come Un uccello vero senza piuma ma con squame. Potevo toccare le nubi e battezzare Quello strano fondale Oceano. Era un'immensa vasca d'aria, Un mare diverso in cui nuotare ma Senza spume affaticate o alghe. Un giorno volando di pinna t’incontrai. Sembravi solo, Avevi il corpo attaccato ad una sola ala Strana Imperfetta, Di fuoco. Io planavo sui cirri nello stesso elemento non d’acqua, leggera sul midollo crudo del mondo e Ti guardavo spalancare le fiamme Sulle gobbe dei veri mari di sale. Seguivamo le orme dei giorni e delle notti, alternando, Canti delle sorelle sirene ai cori degli angeli, Sospettando l’imminente caduta, Della corazza di scaglie, Incollata per un miracolo al pesce che in me nitriva uomo e Proprio sul bacio, Tra le mie acque e le tue fiamme, L’oceano m’afferrò furibondo corpo e pinna, Liberando il mio respiro disperato ai fondali.
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