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agonia Post Consigliato
■ Geremiade
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- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 2008-10-23 | | letture e riletture LINK...http://www.altramusa.com/miu_jacqueline Miù Jacqueline La poesia di Miù Jacqueline è una danza di colori accesi, uno sciabolare di fiamme nella notte, un canto che uncina la speranza. sembra che l'autrice scriva versi per dare tregua a suo fantasmi interiori, per placare la sua anima tempestosa. Ma il suo non è un ripiegare nella trincea più sicura, un semplice tentativo di sedare il subbuglio: vive in modo poetico ed ama questa sua condizione e gli estremi e gli eccessi conseguenti ad una scelta dal sapore così "romantico", così decisamente e violentemente indirizzato verso valori e miti ideali. E' l'eroina di un'opera ch'ella stessa scrive, è artefice del suo destino e delle forze che sceglie di non contenere, ma di vivere nella pienezza dele passioni. Le due poesie scelte sono emblematiche di questo modo di intendere l'esistenza e l'arte che ne è espressione. Anzi: è l'arte a diventare vita ed a rendere la poetessa (o i poeti, visto che a volte si ha la intrigante sensazione che a scrivere sia più di una penna) una vestale dedita anima e corpo alla celebrazione di un mondo onirico, lontano, mitico. I suoi versi sono intrisi di romanticismo e di immagini nette, hanno spesso un ritmo febbrile, scorrono come i fotogrammi di un film, sebbene Miù ricorra anche alle rime, soprattutto nei testi più intimistici. In sintesi: una poesia "maudite" e, al tempo stesso, anelante ad un bellezza che affonda nel classicismo più puro, del quale in fondo si veste, rifiutando le banalità del quotidiano. Questi i post originali delle due poesie: Una lenta ultima ora d'amore Infinito Questo il blog dell'autrice: Miù Jacqueline Una lenta ultima ora d'amore Una lenta ultima ora d'amore da passare con te in segreto per rubare alla sfida con la morte il tormento. Mescolato alla folla tra milioni di visi sconfitti dalla vita, ti penso vicino e malato di sogni, a gravitare intorno al mio cuore pianeta, sfidando dei venti aspri, i muri. Una lenta ultima ora di passione, per salvare col peccato un'anonima esistenza, per dare al tradimento un senso assai più buono, nel completamento di un atto pagato con l'attesa. Si odono i tuoi passi nella mia testa, la furia della direzione incerta che gli smarrisce, il tuo turbamento e la ricerca del mio proibito essere, da te diviso. Mi cerchi lo so, in ogni piccola lacrima fredda di pioggia, tra le ombre stipate nei bus, sotto l'ombrello di un cuor che a te s'appoggia. Mi mancano i tuoi occhi nei respiri, il fuoco impazzito a divorar il petto, manca il blu del bacio senza fine, tra le labbra delle nostro animo perfetto. Infinito lo specchio mi racconta meglio delle parole ho visto troppi angeli per credere al loro invisibile prego sono sempre in astinenza di bene ho un cuore che segue i capricci della sorte sono il clown nel circo delle illusioni se dovessi mentire potrei dire al mondo d’essere l’uomo più felice ma non è vero sono vestito di nero come un velo agonizzante sull’asfalto una sciarpa indossata dalla dea bendata nei migliori anni della sua vita ora raccolta da un imbecille come me per vantarsi dei buchi nella soffice e preziosa trama piuttosto che niente piuttosto mi diceva un uomo incontrato per caso non serve ricordare il dolore ma parlarne è una fede ancora più antica del Cristo ho amato tanto e troppo a volte a volte ho elemosinato per un sorriso mi sono dato col corpo con la mente col cuore mi hanno sedotto puttane addestrate a bellezza come un diavolo al male io ci ho creduto come un pesce d’acqua dolce alla boccia apnee verticali di fumo i sogni scritti al cielo sui papiri della logica quando non ero ubriaco di sesso quando non ero posseduto dalla chimera del piacere come un bambino dal seno caldo della madre come un vecchio dalla visione di una bottiglia oh, cosa ha fatto l’amore di me ora si vede cosa hai fatto di me Afrodite è una storia che si racconta da sola vibra il ghiaccio dell’anima raccolta intorno alla frattura come una calotta polare mai contaminata dall’uomo lo specchio mi guarda eccomi mi dico sottovoce un mostro un angelo caduto nel letto disfatto del male un eterno cercatore d’oro un maledetto che abiura il puro in un lungo sogno segnato dall’unghia della mia complice la vita contusa da morte oggi la musa mi sfugge sono io a cercarla in ogni sguardo diverso mi domando cosa vogliono le donne da quest’esistenza l’amore è una sgualdrina allora perché insistono a travestirsi da angeli ogni notte che scrivo senti il fremito caldo dell’ombra immagino la stella che non vedo vicino al mio fianco il cielo cade sul foglio la mano trema d’emozione questo errare all’infinito tra le convulsioni umane dell’io mi rende vorace ho fame del profumo dell’esistenza in ogni oscura crepa quel che sono si vede quello che voglio diventare lo scrivo ma quella che resta di me è un volo come vorrei poterlo rendere infinito... 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