Visitiamo le stanze dei morti
sostando nel silenzio del senza tempo
mio padre
ammutolito
si diresse alla sorgente del Non rumore
asciutto
fuori di me un attimo di amarezza
irreale
i volti
scabri
un miracolo da nulla il cielo.

Il vuoto della cassa del morto
sulla pelle gelida
la luce solare
di cui penetra le ossa esplose
Immota la ruga sbircia
oltrepassato lo sguardo
dell'occhio cieco
il fenomeno dell'indice perso
ch'incide
il precipizio dell'anima.
Un pò più in là.

Nel mio vuoto rinato
il verso richiama il canto
spinto oltre il limite del cielo
vago,
inoltre,
altrove,
lungo la via sospirata.
Elettrizzato dal Nulla
mi perdo
nel mio vuoto rinato.