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Poezii Românesti - Romanian Poetry

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Una parvenza di salvezza
poesia [ ]

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
di [valu ]

2024-01-27  |     | 






Trovi ogni carezza
un gesto inappropriato,
l’insulto un nuovo saluto di strada,
gli applausi un’esecuzione pubblica,
l’abbraccio della tua compagna
una ghigliottina
e scappi
lasciando il corpo sparpagliato.

Ecco tutte le tue preghiere
appese a un filo come il bucato -
nessuno spiraglio di sole vi è riflesso
le buone intenzioni ti perseguitano
e solo il male ben fatto copre adesso
la tua nudità.

Arrivato qui
speri che sia, il purgatorio,
una specie di bagno pubblico.
Ti spogli in fretta, ma di cosa?!
nessuno ha riconosciuto il paradiso a prima vista!
Appare lo spazzino delle ombre: non è la luce,
tira il foglio bianco sotto i tuoi piedi
adopera la tua matita: l’hai tenuta incollata
alla tempia troppo a lungo.

Sullo sfondo
passano borbottando colonne incatenate
di pallidi spettri,
recitano le illusioni contaminatrici dei secoli,
sono i letterati di tutti i tempi
meno male che non li hai letti mai! – e tu, sì?!
allora perché non condividi le catene
e ti unisci a loro?

I topi di biblioteca e i plagiatori
te li hanno rubati, te li portano
sei salvato, ma non godere troppo
guarda cosa ti aspetta
un mal di testa scaccia il tuo incubo
sei caduto dal letto ieri sera
te la sei fatta addosso come un bambino,
il seno ambito è il foglio di carta,
il capezzolo una punta di grafite.

Come potresti scrivere stamane
alla nebbia che inamida la camicia
come una domestica premurosa? –
Ci metti come scarpe l'anima
e sali sul marciapiede
nei postumi di una sbornia,
o forse sei solo ossessionato,
condividi carezze abbracci e insulti,
gli aspiranti lettori si accalcano per firmare autografi
è il lancio del tuo primo libro
ahimè, non l'hai ancora scritto!

All'improvviso le pose inferno-purgatorio-paradiso
scompaiono, e al loro posto
ti si apre la porta della taverna,
sei fortunato!
Da dietro il bancone riempie il tuo bicchiere sporco
Durante Alighieri, proprio lui,
per tutti Dante, in questa sordida taverna...
Ieri lo hai fatto lavorare sodo il Sommo
per i soldi guadagnati con fatica,
dannazione, torna al letto di carta riciclata
la commedia che ti sembrò divina,
a me non pare, anzi, non lo è...

La nebbia dissipata mostra il vero,
toglie l'appetito per qualsiasi cosa,
il sole è un disco vuoto,
guarda quante ragazze sparse lì sul marciapiede
la primavera sta arrivando,
germogliano anche le matite!
Dai, al lavoro!
devi scavare la terra abbandonata.
Ma la vanga è spuntata;
le mani, allora, affondano nel fango
a scavarti la tomba,
che importa, hai ancora
carezze, abbracci e insulti,
la vita insomma, o una sua parvenza.

I tuoi pensieri girano così
come se niente fosse mai successo,
e intanto senti che Dante si è dimesso,
il posto è vacante, torna la sete,
acceleri il passo, lì c’è una taverna,
qualsiasi cosa è buona,
ordini un tè al limone
- ehi, signore, è chiuso,
e poi qui non serviamo gente
senza giacca o tailleur,
prova dall’altra parte,
guarda cosa può darti Dante.

La nebbia torna fitta,
e non ti chiede scusa
a stento ti muovi sulla strada,
messo lì come una virgola
inutile, sbagliata,
ma ecco casa, il letto, il tuo sepolcro,
non fosse che la Morte ti cornifica
con il migliore amico,
vorresti omaggiarlo, scrivi due righe,
mastichi il foglio come fosse calce e
riponi la matita sulla tempia.

C’è ancora il tempo di andare al funerale
per dire “Assurdo! È morto proprio lui!â€
e allora il doppio che ti bussa in petto
porta il dolore e la consolazione,
anzi la gioia, oggi sei salvo,
l’inverno vacilla,
Dante, già marcito, è vivo,
e io mi voglio rotolare
nell’erba che sa di primavera,
bere un bicchier di vino,
scordar la neve
e il bianco della pagina,
hai tutto in testa,
non serve Dante, solo una matita.
Allora, hai scritto?



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