Le mandragore spinte con profezie
Il giorno in cui apro gli occhi appesantiti,
Mi nascono convulse, ma i recinti
Tengono sigillata la parola in gola.

Pensieri informi pascolano l’alba,
Deteriorati dai fumi del ricordo
Mia madre mi dice: “ accendi una candela “
Io medito la cosa nel pigiama azzurro.

La guardo nel mio distratto mondo anteriore,
Mentre
Versa il latte nella tazza,
Dolce e spettinata nei suoi vestiti informi,
Col cuore a Dio pieno di speranza.

Sono lento nel considerar la cosa,
La fede sta appesa ad un sigillo vuoto,
Accosto la fiamma alla cera
Con la pazienza per quest’amata donna.

Mi distraggo buttando il caffé bollente,
Nelle viscere lontane e più che mai vicine a Dio,
Il mio peccato originale lo mangio col biscotto che
I posteri han tramandato a lei in profezia.

Prega per me la santa in tutti i suoi ignoti,
Pianti in torrenti e urla,
Ha dimenticato il segno della croce la mia mano,
La fede ancor vibra sotto un rio accordato al fumo.

Fare una cosa più concreta mi dice il cuore
Ancora addormentato, in ciabatte e smarrito,
La piccola candela si consuma,
mi giro e
Ammiro l’icona della donna che mi ha dato vita.